Capitolo III – La megera (3)

Nel vedere con quale attenzione il Pazzo aiutava la giovane donna a scendere dal carro, Sorien ebbe nuovamente a chiedersi di quale natura fosse il legame che li univa. La donna, dopo quello che aveva subito, rifiutava ogni contatto con gli altri esseri umani, chiusa in un mutismo totale ed in una altrettanto profonda indifferenza per tutto quello che intorno a lei accadeva. Solo il Pazzo riusciva a penetrare oltre il limite pressocché invalicabile che la donna aveva eretto fra sè ed il mondo. In quale modo vi riuscisse era per Sorien fonte di interrogativi non di poco conto, sui quali, fino ad allora, aveva avuto poco tempo di soffermarsi.

Si era chiesto se tra i due vi fosse una qualche parentela, ma non aveva riconosciuto nei loro lineamenti alcuna particolare somiglianza; quello che avevano subito rendeva impossibile comprendere se prima avessero avuto legami di affetto: nessun gesto o sguardo tradiva il ben che minimo sentimento, radicato o meno che fosse.

Semplicemente i due riuscivano a comunicare in un modo che a tutti gli altri sembrava precluso. Forse il dolore e le umiliazioni subite li avevano avvicinati più di quanto avrebbe potuto una lunga vita insieme. O forse semplicemente ragione non c’era: in fondo, in quel mondo dissolto, sembrava oramai cancellato persino il ricordo della normalità e della razionalità.

Era un mondo folle, dove bene e male erano divenute parole vuote, dove i confini si erano fatti labili o erano stati annullati. Sicchè la sopravvivenza di un individuo poteva dipendere ben più dagli scherzi della sorte che da proprie abilità o conoscenze.

Gli stessi due che stava guardando ora ben avrebbero potuto diventare ombre. Aveva ucciso i loro aguzzini, ma aveva anche pensato di uccidere loro. Era difficile fermare Tormento una volta che questa aveva bevuto il sangue. Ancor più difficile risultava farlo quando chi la teneva in pugno aveva oramai perso il senso della distinzione tra la pietà e la cieca vendetta.

– Tu hai detto che questa donna può fare qualcosa…- cominciò il Pazzo, mentre riprendeva fiato dopo essere riuscito di peso, senza aiuto, a prendere in braccio la donna e a scendere dal carro. Non era certo stata un’impresa facile: la donna, consumata già in parte dal morbo, non doveva pesare certo molto; ma il Pazzo, per quanto volentoroso, non era certo stato abituato al lavoro duro. Probabilmente, prima che il mondo finisse, era stato un musico o un artista di altro tipo. Certo non un guerriero. E nemmeno un contadino. Aveva una corporatura troppo minuta e muscoli dal volume certo ben miserevole.

– Non ci sono più molte guaritrici in giro. Certo non è la migliore di cui si sia sentito parlare. Ma è l’unica che so ancora in vita. – Non si preoccupò minimante di quello che avrebbe pensato o provato la megera alle sue parole; dubitava che nella donna fosse rimasto tanto amor proprio da risentirsi. Comunque lei rimase in silenzio.

– E se non ci dovesse riuscire? – Si fermò accanto all’ammorbata, che aveva immediatamente liberato dall’abbraccio. La postura tradiva il dolore che la donna stava senz’altro patendo. Ma l’espressione del viso non lasciava trasparire nulla.

– Il viaggio terminerà molto presto. Possiamo raggiungere le montagne dell’Alma, ma certo non potremo andare oltre con quel carro. Senza dubbio dovremo anche smontare spesso e camminare. –

– La porterei io. –

Il Pazzo non si smentiva mai: non ce l’avrebbe fatta nemmemo uno che avesse avuto il doppio o magari anche il triplo della sua forza e robustezza. – Se questa vecchia non riesce…il viaggio per lei termina qui.-

Il Pazzo si irrigidì: – E’ lei che…-

– Il viaggio termina qui – ripetè Sorien per fargli comprendere che su quel punto non c’era argomento che potesse fargli cambiare idea ed al contempo impedirgli di continuare. La vecchia non doveva sapere più dello stretto necessario. Certo, lei avrebbe potuto sfruttare personalmente davvero ben poco quel tipo di informazioni. Ma vi era chi avrebbe pagato volentieri per averle…e tutti, compresa quella megara, avevano fame.

Il Pazzo lo osservò per qualche momento; dopodiché accompagnò l’ammorbata fino all’ingresso della catapecchia nella quale viveva rintanata la megera.

Fece pochi passi, ma il viso dell’ammorbata si inumidì di sudore.

– Cosa le hanno fatto? – chiese la megera.

– Non lo immagini? –

– Sì, ma…-

– Fai quello che devi.-

La donna annuì. Senza che fosse necessario spingerla, l’ammorbata, seppur con difficoltà, la seguì all’interno.

Il Pazzo fece per seguirla, ma la megera glielo impedì: – Tu non puoi entrare. Ci sono cose che uno della tua età non dovrebbe vedere. Non dovrebbe vedere mai.-

Sorien si soprese di una tale nota di attenzione.

Il Pazzo ubbidì.

Era la seconda volta che accadeva da quando lo aveva conosciuto. Due volte nella stessa giornata e a poca distanza.

Davvero al mondo non c’era più alcuna regola.

7 pensieri su “Capitolo III – La megera (3)

  1. ciao mentore, chiedo scusa se ti scrivo sempre qui in fondo ai tuoi post, però puoi sempre non pubblicarmi…come hai già fatto in precedenza.
    visto che tu sei il mentore,nonché scrittore prosaico di minchiate,mi rivolgo a te, entità virtuale.
    c’è sta tizia che mi rompe il cazzo per il mio blog, vuole fare un documentario sull’amore. un documentario sull’amore!e vuole le mie parole, forse pure la mia faccia (per carità), nel video. è una roba seria. roba della rai. che devo fare, mentore? infischiarmene come al solito recitando il ruolo della zitella acida nonmileggetesonopateticaperòvipregoleggetemi, oppure devo crederci, come forse fate voi scrittori? baci, scusa il disturbo (tanto ormai ti sarai abituato a me come a una mosca fastidiosa)

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  2. In realtà ho lasciato che tutti i tuoi commenti fossero pubblicati: i primi sei, che per toni ed espressioni non ritenevo consoni, sono comunque pubblicati nei commenti al post “critiche”.
    Per il resto ritengo debba essere decisione esclusivamente Tua: se fossi al Tuo posto non perderei l’occasione di dire la mia. Solo bene mi informerei preventivamente sull’uso che sarebbe poi fatto delle mie parole (e forse della mia immagine), in primo luogo nome e tipo del programma. Se Ti interroghi sulla possibilità reale che si tratti di giornalista Rai, chiedile il nome e come fare per verificare la sua identità.

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  3. ma no che non è una giornalista. è una povera deficiente di 27 anni che si dà tante arie solo perché si è presa la triennale in scienze della comunicazione e ora lavora con un regista della rai. alla fine le ho lasciato il mio numero di telefono, non ho molto da perdere. delle mie parole possono farci un po’ quello che gli pare, non ho un’immagine da difendere io. e poi non ci voglio mica credere davvero. a ME, queste occasioni non capitano. come quando incontravo gente che mi diceva “ti pubblico ti pubblico”,dopo aver letto le mie cose. mai pubblicato niente. chisseneimporta. lo sai meglio di me, che al giorno d’oggi si pubblica Melissa P. e Pornoromantica. cazzi tette culi. che morissero tutte, prima fra tutti Isabella Santacroce. così tanto per.
    grazie per le tue parole, o dolce Mentore.
    con affetto
    Giorgia

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  4. Concordo su Isabella Santacroce…quantomeno per lo stile! Dopo poche pagine mi iniziava a girare la testa, avevo un forte senso di nausea e un principio di emicrania…che fossero i Gin Lemon?! Comunque non ho gradito molto stile e “trama”, se così si può definire.

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  5. Diamine! Mi sono scimmiato con “Il battito d’ali”! Veramente bello!
    L’atmosfera, indefinita e sospesa, e l’ambientazione di un mondo in decadenza mi ricordano alcune parti de “La torre nera”.
    Spero proprio a breve di avere altri capitoli!Mi raccomando!

    A martedì, saluti, DAN

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  6. La Torre Nera è una saga delle più appassionanti. Alcune immagini sono indimenticabili. Nella sostanza è una sorta di testamento letterario di Stephen King, l’opera che cerca di legare in un unico grande mosaico gran parte degli altri romanzi, da Insomnia all’Ombra dello Scorpione. Mi sorprende come molto di quanto da King pensato rifletta, in diversa misura, parte delle idee che ho avuto io stesso, radice del romanzo cui da ormai da tempo, di notte, mi dedico. Il Battito d’Ali ha punti di contatto con questa mio “romanzo notturno” e taluni anche con La Torre Nera: il mondo in decadenza; il modo in cui sono caratterizzati i personaggi. La storia, per come la concepisco almeno ora tuttavia, è invece molto diversa (e decisamente più breve). E per molti aspetti molto più oscura… Si tenga infatti presente che, come ricordato, “il Battito d’ali” è racconto ad episodi “fantasy-HORROR”.

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  7. Bello questo capitolo III!
    Non vorrei che lo prendessi per un’insulto(qualcuno che tu conosci la prenderebbe così….), visto che per me è un complimento, ma il tuo stile di scrittura mi ricorda il mio tanto amato Terry Brooks…

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